5 step per illuminare un ambiente
In una ristrutturazione o in un restyling, l’illuminazione artificiale gioca un ruolo fondamentale in collaborazione con la luce naturale. In questo articolo scriverò i 5 step per illuminare un ambiente caratterizzandolo e potenziando la leggibilità degli spazi progettati. Un’abitazione ben riuscita deve essere uno spazio architettonico leggibile, dove tutte le attività quotidiane possono essere svolte con facilità.
Fondamenti della progettazione dell’illuminazione
Le basi dell’illuminotecnica sono chiare sui principi fondamentali: la luce fredda funziona meglio per attività di precisione in cui è necessario rivelare tutte le informazioni (spazi commerciali, industriali o ambienti di lavoro come la cucina); la luce calda lavora meglio in luoghi più piccoli e più intimi. Questa distinzione nasce dalla sensazione che viene prodotta dalle sorgenti luminose, ed è strettamente connessa al ciclo circadiano. Semplificando estremamente il concetto, la luce fredda riesce a mantenere alta la concentrazione generando maggior rendimento; la luce calda al contrario, ci rilassa e potenzia la nostra sfera emotiva più sensibile.
A questo concetto di base, si aggiunge la necessità, in fase di progettazione, di trattare la luce artificiale come collaboratrice della luce naturale che deve sempre essere considerata primaria quando è disponibile. Non è un caso che durante la progettazione l’orientamento degli ambienti gioca un ruolo fondamentale.
‘casa ricart’ by gradoli & sanz architects
La luce calda rimanda al tramonto o all’alba, momenti in cui la nostra mente è più riposata e sensibile
Per cui in fase di ristrutturazione o restyling chiedete al progettista di includere nel suo supporto anche la progettazione delle luci affinché i vostri ambienti siano realmente completi.
Gli ambienti della casa
Le cucine hanno luci tendenzialmente fredde per realizzare uno spazio operativo, mentre soggiorni o camere da letto optano maggiormente per luci più calde. Ma nella progettazione all’interno di un ambiente possono essere accostati più spazi con funzioni differenti: in una cucina, soprattutto nel caso degli open space, troveremo in una stessa stanza, la zona operativa della cucina, quella dining e quella living. Come fare quindi per illuminare un’abitazione?
1. Crea livelli di illuminazione per ottenere ambienti più interessanti
Crea più livelli di illuminazione, dove ogni funzione ha una sua luce dedicata. Nel caso di un open space, definisci lo spazio da dedicare all’ingresso, alla zona pranzo, al living ed alla cucina. In questa distinzione non dimenticare la zona destinata alle percorrenze, che hanno bisogno di una loro indipendenza. Tenendo a mente i principi dell’illuminotecnica, definisci il calore della luce in base alle funzioni che saranno svolte. Non preoccuparti di generare contrasto perché è ciò che costruisce l’ambiente.
Living Corriere Foto Giulia Costa
Crea livelli di illuminazione per ogni funzione: percorrenze, tavolo, angolo lettura, luci sotto pensili.
2. Scegliere cosa voglio illuminare
Può sembrare un’osservazione scontata, ma il passo successivo è proprio quello di ragionare su quali informazioni intendo rivelare con la luce. In un ingresso posso decidere di inserire un guardaroba oppure una consolle svuota tasche. In soggiorno potrò scegliere di posizionare un’opera d’arte come una scultura o un quadro. In cucina potrò avere mobili lineari ed una penisola con sgabelli o un’isola centrale come piano di lavoro. Queste scelte determinano il tipo di luce che andrò a scegliere. Appare quindi evidente che la scelta dell’illuminazione viene dopo la disposizione degli arredi.
Foto Vibia
Decidi quali elementi vuoi rivelare con la luce.
3. Definire come voglio illuminare
Un esempio molto indicativo è la zona del tavolo da pranzo. Una volta definita l’area in cui sarà posizionato il tavolo, dovrò conoscerne le dimensioni, il materiale e la sensazione che voglio generare. Un tavolo in legno risponderà diversamente alla luce rispetto ad un tavolo in cristallo o un marmo che tenderanno a creare un riflesso fastidioso nel caso di una luce focale. Inoltre se voglio enfatizzare la zona dining, opterò per delle sospensioni con luce focale anziché luce diffusa.
Foto Vibia
Coordina materiali e sensazione che vuoi ottenere.
4. Scegliere il corpo illuminante
I corpi illuminanti possono essere visibili o meno. Nel primo caso, contribuiscono allo stile degli ambienti. Pertanto è fondamentale ragionarli come se fossero un complemento di arredo, non solo nel caso di piantane, abat-jour o lampadari ma anche quando sono semplici faretti esterni. La scelta invece di utilizzare sistemi da incasso determina un’attenzione maggiore allo spazio architettonico ma che ugualmente deve essere coordinato con il flusso luminoso che viene generato.
Foto Vibia
Tratta i corpi illuminanti visibili come parte integrante dell’arredo.
5. Modulare i comandi delle luci
Per controllare al meglio l’illuminazione nel caso in cui si disponga di molte sorgenti luminose nella stanza, è interessante associare ad un interruttore il comando di uno o di un gruppo di luci. Un grande alleato è il dimmer, che permette di regolare l’intensità della luce in una stanza direttamente dal dispositivo stesso. O ancor meglio optare per la programmazione delle luci in base agli orari per un’ottimale interazione tra luce naturale e artificiale.
Per concludere: questo processo di progettazione dell’illuminazione si traduce nella coordinazione della luce artificiale con lo spazio architettonico, la disposizione dell’arredo, i materiali utilizzati e le sensazioni che si vogliono generare. Pertanto è importante trattare la scelta delle luci come parte integrante della progettazione.
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Le informazioni contenute in questo articolo sono state acquisite durante i corsi di “Lighting design per interni” e “Tecniche di illuminazione per abitazioni”